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RALLENTIAMO...

  • Immagine del redattore: Elisa Vecchi
    Elisa Vecchi
  • 12 nov 2020
  • Tempo di lettura: 5 min


E’ difficile essere bambini in un mondo di gente stanca, occupata, impaziente e sempre di corsa.

Troppo spesso dimentichiamo di offrire ai bambini quello di cui hanno bisogno: avventure da bambino.




Questo articolo vuole raccontare cosa accade quando proviamo ad andare incontro alle esigenze di quei bambini che hanno una diagnosi di “Disturbo da deficit dell’attenzione e/o dell’iperattivitaà”, studenti con problemi di controllo attentivo e/o dell’attivitaà motoria, spesso definiti con l’acronimo A.D.H.D. (Attention Deficit Hyperactivity Disorder), corrispondente all’acronimo italiano D.D.A.I.Deficit da disturbo dell’attenzione e dell’iperattività.

Perché forse, se rallentiamo, possiamo ascoltarli, comprenderli, aiutarli.


Voglio raccontarvi un laboratorio che ho messo a punto in una scuola del mio territorio all'interno della 1° classe (scuola media).

Il laboratorio lo abbiamo nominato "Raccontiamoci: conoscere gli altri e condividere le regole del gruppo"


Giammarco è un ragazzino italiano, con q.i. nella media e ADHD di tipo combinato.

Giammarco non ha il sostegno e non prende farmaci.

Non sempre è semplice gestire Giammarco, che spesso ha scatti di rabbia, spesso inveisce contro i compagni e spesso non riesce a gestire le sue emozioni, ma una cosa più di tutti mi ha colpito durante una lezione di musica.

Mentre il professore di musica faceva lezione, Giammarco ha preso il flauto dal tavolo della sua compagna di banco, prima lo ha suonato forte e poi lo ha lanciato a terra con violenza, rompendolo.

La sua compagna di banco si è alzata e gli ha detto “stupito che non sei altro!” e questo ha fatto si che Giammarco sia andato fuori di testa, iniziando a urlare per poi uscire di classe sbattendo la porta.

Ho chiesto alla compagna di banco di G. perché gli avesse dato dello stupido e lei, arrossendo, mi ha detto “non lo so, non sapevo cosa dire, ha buttato il mio flauto in terra e l’ha rotto!”

Ho detto a Emma che Giammarco ha sicuramente sbagliato e poi le ho chiesto:

“Credi che Giammarco sia davvero stupido?” e lei ha risposto “non lo so, non lo conosco, ma in classe nessuno lo conosce davvero”.

Allora mi sono detta che, a fine anno, in una prima media, i ragazzi dovrebbero conoscersi tra loro per rispettarsi.

LABORATORIO: PARTE 1 – CONOSCERE GLI ALTRI E CONDIVIDERE LE REGOLE DEL GRUPPO


Gli obiettivi di questo laboratorio proposto in classe sono stati:

  1. Presentazione individuale e conoscenza reciproca

  2. Condividere gli obiettivi generali del percorso

  3. Lavorare sulla coesione del gruppo

  4. Condividere le regole

Attività: i bambini hanno avuto la possibilità di presentarsi raccontando qualcosa di loro stessi agli altri. Per facilitare il compito abbiamo disposto delle carte con alcune domande prestampate e ogni bambino, a turno, ha scelto una domanda a cui rispondere.

Ogni studente ha scelto un cartoncino colorato per creare la sua carta di identità.

Sul cartoncino doveva essere riportato il nome e il cognome, l’età, poi si chiedeva di rispondere ad alcune domande:


  • Qual è il tuo colore preferito?

  • Se fossi un fiore, che fiore sceglieresti?

  • Se fossi un animale, che animale ti piacerebbe essere?

  • La tua passione

  • Indica una tua qualità

  • Indica un tuo difetto

  • Cosa ti fa arrabbiare tanto?

  • Cosa ti rende tanto felice?

Una volta compilata la carta di identità, ci siamo soffermati a riflettere e a scoprire caratteristiche dei propri compagni che prima, tra di loro, non conoscevano.

Giammarco ha compilato la sua carta di identità con il mio aiuto.

Ha scritto che il suo colore preferito è il nero, ha scelto il tulipano e il delfino, la sua passione sono i videogame, non ha saputo indicare la sua qualità, ma incoraggiandolo alla fine ha detto che è bravo a disegnare, sul difetto ci siamo soffermati tanto e alla fine ha scelto “non riesco ad essere normale”, lo fa arrabbiare quando qualcuno gli dice cosa deve fare e lo fa felice quando qualcuno gli dice che è bravo.

Quando tutti hanno finito la loro carta di identità, senza forzare nessuno, chi voleva poteva darla ad un compagno di classe oppure andare a presentare se stesso alla classe.

Qualcuno si è scambiato la carta di identità, altri hanno preferito presentarsi alla classe.

Anche Giammarco ha voluto presentarsi alla classe con mia grande sorpresa.

Ha letto ciò che ha scritto e quando è arrivato al difetto si è bloccato. Gli ho chiesto di spiegare ai compagni a parole sue, senza leggere se ciò lo metteva in imbarazzo, e lui ha detto “vorrei essere come voi, non vorrei prendere sempre le note”. Gli ho detto che ha fatto un buon lavoro e di andare avanti, ha detto ai compagni che si arrabbia quando qualcuno gli dice che non è normale o che è stupido, ma non è riuscito a dire che è felice quando qualcuno lo loda.

I compagni lo hanno ascoltato e Emma ha alzato la mano dicendo “scusa per prima, non sei stupido, però sei strano”. Ho spiegato a Emma che ognuno di noi è strano, che la normalità in realtà non esiste, che ognuno è diverso, con le sue qualità e i suoi difetti.

Quando tutti si erano presentati o scambiati le carte ho chiesto loro se ci fossero domande.

Una bambina mi ha chiesto “a cosa seve questa cosa?” e le ho risposto che serviva per conoscersi, per conoscere anche quei compagni che conoscevano poco, perché si sa, nelle classi si formano gruppetti, ma non tutti si conoscono cosi bene.

LABORATORIO: PARTE 2 - CONOSCERE GLI ALTRI E CONDIVIDERE LE REGOLE DEL GRUPPO


Ora che tutti si conoscevano un pochino di più, e che tutti sapevano cosa faceva arrabbiare gli altri o cosa li rendesse felice, insieme abbiamo costruito un cartellone delle regole del gruppo classe che poi io ho riportato in infografica.

Ho chiesto loro di scegliere un nome per la loro classe e questo ci ha portato via un’ora, ma il risultato è stato meraviglioso.

NOME CLASSE: V.I.O.L.A.: VICINI, INSEPARABILI, ORGANIZZATI, LAVORATORI, AMICI.

Abbiamo letto tutte le cose che rendono felici e ne abbiamo scelte 3 tra le più comuni da inserire nel cartellone:

  • Sentirsi accettati

  • Ellere lodati

  • Avere tanti amici

Poi abbiamo letto le cose che rendono tristi e arrabbiati e ne abbiamo scelte tre tra quelli più comuni da inserire nel cartellone:

  • Sentirsi offesi

  • Sentirsi comandati

  • Sentirsi esclusi

Abbiamo poi cercato di trasformare questi sei punti in sei regole della classe per essere tutti più felici e meno arrabbiati e abbiamo costruito un cartellone da appendere in classe:

1. Sentirsi accettati si è trasformato in “Ascolto i miei compagni quando mi parlano”

2. Essere lodati si è trasformato in “Mi complimento con i miei compagni quando fanno un buon lavoro”

3. Avere tanti amici si è trasformato in “Sono gentile con tutti i miei compagni”

4. Sentirsi offesi si è trasformato in “Se voglio dire una brutta parola a un compagno ci rifletto prima. A me farebbe male”.

5. Sentirsi esclusi è diventato “Coinvolgo e invito chi è in disparte durante un gioco

6. Sentirsi comandato si è trasformato in “Chiedo in maniera cortese ciò che mi serve

Il cartellone è stato appeso in classe con grande orgoglio dei ragazzi.

La classe è composta da 18 bambini e devo dire che, dopo questo laboratorio, si sono create diverse amicizie che prima faticavano a partire e Giammarco ha trovato un’amica vera. Emma, infatti, con il suo caratterino, è riuscita ad entrare in empatia con Giammarco e, dopo il flauto rotto, lui ha iniziato a vederla in maniera diversa. Emma gli ripete spesso “Sei proprio strano” e lui le risponde sempre “Beh, siamo tutti un po’ strani” sorridendo.

Non sono sempre rose e fiori, le difficoltà ci sono, Giammarco spesso è impulsivo, ma mi fa sorridere che ogni tanto si incanta a guardare il tabellone di queste piccole regole esclamando “che devo fare?”.

A piccoli passi. [1]




[1] Laboratorio ispirato al libro “Rallentiamo e scegliamo” (a cura di) Laura Vanzin

 
 
 

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